Da Marte a San Zanobi. Fantasie su una colonna

Pasqua a Florentia, marzialità e ironia

 

Nonostante l’indubbio fascino del Natale, il periodo in cui apprezzo di più Firenze corrisponde ai giorni di Pasqua e da lì verso San Giovanni.
Dipenderà forse dai primi accenni al bel tempo, uniti alla riscoperta di alcune tradizioni fiorentine e non solo; alla gastronomia, alla ritualità, ai luoghi, a certe immagini.

Pasqua è anche il periodo in cui si ritrovano le suggestioni dei cortei, delle rievocazioni e dunque del calcio storico. Una fase assai cara a gran parte della cittadinanza, dalle estrazioni delle squadre prima dello Scoppio del Carro alle partite di maggio/giugno.

In antichità l'avvento della primavera coincideva col ritorno della stagione della guerra, di cui le rievocazioni storiche sono una simulazione simbolica.
Non a caso oggi, in questo blog che si aggiorna ogni primo Marte-dì del mese, torno a parlare di un sentimento di lotta e di gente battagliera. Quindi - ma non solo - di quei reperti esistenziali, “fossili animati” a cui avevo già accennato in passati scritti. Coloro che non san dir di no al fascino di un costume d'epoca e che accompagnano il ricercatore, studioso o semplice turista, in un’esperienza archeologico-sperimentale attraverso un’idea di Città.

Sono amico di molte persone perdutamente fiorentine, battagliere, ironiche, generose quanto taglienti. In alcuni casi si tratta proprio di figuranti o simili. A volte mi sento fiero come loro, per quanto un’intermittenza di risvegli e di decadenze m'abbia sempre spinto fuori da certe commistioni - da qualsiasi appartenenza - e quindi dalla necessità di travestirsi.
Frequentando questa gente ho imparato molto: a indagare una parte della geografia della mia anima, sull'emisfero più caldo.
Posso dire invece che molti di loro, da me e da quel che scrivo, non hanno mai preso molto e forse non c'hanno capito una... Di fatto, li adoro anche per questo e ciò mi sprona all'indagine.


La marzialità


Quali sintesi avvengono nel cuore dei nostri "rievocanti"? A primavera l’animo di questi mancati-soldati, figuranti, calcianti, giocatori, tifosi, è attraversato da chiari brividi. 

Perchè non ricollegare queste energie alla marzialità di Firenze: le sue origini romane, la fondazione da parte dei veterani, la presenza dei miliziani teodosiani e vari gruppi armati ... Il tempio di Marte, che secondo una tradizione si trovava nel luogo del Battistero (innanzi al quale si sorteggiano le squadre del Calcio storico). E ancora il medioevo: le fazioni, le gendarmerie, i sovvertimenti, le espulsioni, gli incendi. La dimensione dantesca: la lotta, l’ardore, l’esilio, il risentimento. L’amore. Il ricordo di Marte stesso da parte del Poeta. La statua lungo l'Arno, l'omicidio di Buondelmonte, la guerra civile ... potrei continuare, fino all'assedio del 1530 e non solo.

A proposito del dio armato, che rivive forse in parte nella figura di San Michele, sono indubbie la radice guerresca quanto la vicinanza ai riti della fertilità e della dimensione ctonia. Tali concetti si riuniscono proprio in questo periodo dell’anno, momento di sacrificio e rinascita.
Che ne è stata di questa radice, nella città che oggi simula se stessa e i suoi fasti tardo-medievali? Ma ogni città ha avuto sue confraternite, i suoi miliziani, le sue lotte, e mi chiedo se sia distinguibile una marzialità prettamente fiorentina. Come abbiamo visto, la storia ci aiuta, ma qualcuno dirà, non a torto, che si tratta di vicende remote, spesso comuni ad altre civiltà cittadine.

Potremmo rifarci forse a fattori ambientali. Penso ai "vapori appenninici" di cui scriveva De Sade, ma anche alle "linee energetiche" e alle bio-energie di cui parlano certi ricercatori di confine...talvolta sconsigliando di vivere a Firenze. Affascinante e inquietante. Ma tutto ciò resta indimostrabile ... a parte la certezza del caldo estivo, che può dare alla testa.
 
La risposta sta forse, in modo più complesso e stratificato, nella storiografia. In una certa idea che si è formata nel tempo, guardando al passato ma rivolgendosi al futuro, alle tradizioni quanto al progresso. Si pensi alla quantità di scrittori che non solo a Firenze, ma anche a livello internazionale, hanno sottolineato le qualità delle lotte fiorentine (ne ho già parlato) e la proliferazione di corporazioni, gendarmerie, priorati, bande tutte collegate, controllate e innescate tra loro attraverso statuti complessi.  

Quindi, l'idea che il concorso a "lotte di parte" possa arricchire un meccanismo più ampio, collettivo e popolare.
Allora il punto potrebbe essere in una qualche “luce” emergente, qua e là, nei gorghi della riottosità. Un improvviso splendore dell’animo che permetta, quando si è più devoti a sé stessi e forse si eccede in tal senso, di rivolgersi realmente a un bene comune. Non solo a quello della fazione, ma a quello di un popolo. È possibile rivedere questa luce nei migliori dei nostri "rievocanti"?

Ecco una domanda che voglio porre con orgogliosa ingenuità: se scoppiasse una guerra reale, il figurante andrebbe realmente alle armi per difendere la città e le sue "libertà"?
Poiché la risposta è, probabilmente, un Sì, allora mi chiedo: quale energia si riscontra in queste menti, e quali incredibili applicazioni potrebbero esistere, oltre le simulazioni e le rievocazioni?

Eppure oggi, tempo di apparenze e di superficialità, sembra già impossibile prendere sul serio queste parole, viene già voglia di farci una battuta su, passando ad altro.
Come se si trattasse di discorsi obsoleti, di reperti concettuali, di figure-fossile appunto. E un fossile ha sempre un ché di ironico - suggeriva Baudrillard. Strappa un sorriso, ci si può scherzare sopra.


Lo scherzo e la rimozione

La marzialità di Firenze è un suo modo di essere peculiare, una sua essenza. Che ne è di essa nell’epoca, in parte già trascorsa, della politica delle parole? E addirittura, di quella dei fiorentini "simpatici" e dei comici?
È come se questa essenza fosse stata messa alle strette e sedata dai suoi stessi riferimenti estetici. E che  all'intelligenza che l’ha determinata sia rimasto solo l’ironia per manifestarsi.

Come se al fiorentino, da un certo momento, non fosse rimasto altro che scherzarci sù. Buttarla sul ridere: sintomo d'intelligenza, ma anche d'impossibilità d’azione. Forse lo “scherzo” cela una rimozione di possibilità messe a freno?

Il giorno di Pasqua mi sono ritrovato a fare un gioco da tavola in famiglia, una specie di monopoli fiorentino. Un'idea molto azzeccata - che si tratti di una città perdutamente immobiliare, lo abbiamo già detto.
Il gioco è ben fatto: le carte-imprevisto sono proprio divertenti. Sulle banconote compare uno dei nostri comici più famosi, al pari di Lorenzo o Dante ...

Cosa rimane della Firenze marziale, di uno spirito capace d'incidere sul proprio tempo e migliorare, rafforzare il proprio flusso? Quali prodezze e disastri abbiamo combinato in passato, mentre ci shcerzavamo sopra? Ma lo facevamo davvero? o questa ironia si è sviluppata via via che perdevamo il passo della storia?

Ridere, scherzarci sù, scanzonarsi. Ma cosa c’è dietro a tutto questo, cari amici "rievocanti"?
Perché ci giriamo intorno, quando esiste una parola per spiegare la condizione d’animo che sto cercando di descrivere? E questa parola è impotenza.

Tali i miei pensieri in una Pasqua fluttuante, in cui la colombina è tornata dal Carro capovolta e incerta, oscillando pericolosamente su se stessa.
Ma è arrivata.

LP
Fiorendipità
ogni primo Marte-dì del mese




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