Psicanalisi delle buchette del vino? Storie di fiaschi e gnomi a Firenze

 
Durante la scorsa decade, quando producevo documentari sulla storia e le leggende di Toscana, mi succedeva d'essere contattato da vari tipi di ricercatori, spettatori, curiosi, appassionati. Molti di essi aspettavano il dvd successivo (ne usciva uno ogni due/tre mesi) come se fosse la nuova puntata di una serie particolarmemte avvincente. Ricevevo spesso mail, telefonate, proposte di collaborazione e visite nel mio studio di quel tempo.

Diciamolo: dieci/quindici anni fa c’era meno offerta editoriale ma soprattutto meno disillusione. La gente aveva ancora voglia di condividere, dibattere, approfondire. Al contempo, molti erano incredibilmente disinformati e ingenui (talvolta noi stessi), mentre si percepiva un sottobosco vivo, voglioso di conoscere e acquistare, mosso da un'indipendenza di pensiero e da poche o nessuna convenienza. Mi manca qualcosa di quel sottobosco - per quanto a volte delirante - che sento d'aver in parte perduto non solo a causa del trascorrere dei tempi, ma anche per effetto del passaggio a un'attività editoriale maggiormente autorevole.

Venendo a noi, ricordo che tra i miei followers c’erano alcuni esoteristi integerrimi - quelli che credono nelle "energie" e a volte negli "spiriti" - con cui mantenevo prudenti contatti. E tra essi c'era una signora, molto cara e gentile, con cui ebbi modo di chiacchierare in qualche occasione. Doveva far parte di qualche associazione new age ... o comunque era convinta d’appartenere a "qualcosa". Parlava piano e sottovoce, camminava quasi sospesa, sempre sorridente ma distante.
Una sera, dopo la proiezione di un nostro documentario sulla Firenze alchemica che comprendeva, tra mille dettagli, alcune riprese delle curiose buchette del vino, lei mi si avvicinò e, dopo i complimenti di rito, mi sussurrò qualcosa di sorprendente che ricordo tutt'ora sorridendo. “Lorenzo, grazie perché dal tuo documentario ho capito qualcosa che mi era sfuggito … tutte quelle porticine nei muri, ora ho capito da dov’è che passano Loro…”


Buchetta del vino riadattata in via de' Bardi


Quando chiesi chi fossero “Loro”, la signora diede una di quelle risposte imbarazzanti che danno a volte gli appassionati di new age. Senza entrare nel dettaglio, parlò di emissari del “mondo piccolo”, spiriti sottili, o qualcosa di cui aveva già avuto sentore in qualche esperienza medianica o sogno che la tormentava ...

Le immagini di queste "porticine", associate alle musiche d'atmosfera del documentario, avevano in qualche modo turbato questa signora molto, molto sensibile. Lei non sapeva assolutamente quale fosse il ruolo delle buchette, per quale ragione esistessero. Difatti sull’argomento, oggi venuto alla ribalta, vigeva allora la quasi totale ignoranza. Io stesso avevo accantonato l'idea di farci un piccolo documentario, per mancanza di fonti storiche immediatamente disponibili. Poi altri, in anni recenti, hanno avuto l’idea di pubblicare un libro, con grande intuizione e meritato successo.
Oggi tutti sanno di queste "buchette" che hanno mostrato d'avere un fascino magnetico, suscitando curiosità nei turisti e nei ricercatori in generale.

Le buchette si diffusero nel corso del XVII secolo quando le famiglie nobiliari, i cui commerci di beni di lusso erano ormai in crisi, decisero di vendere il vino prodotto nelle campagne dalle cantine dei loro palazzi cittadini. Questo avveniva senza contatti umani, se non la visione delle mani del venditore, fatto che risultò utile durante le epidemie - ma anzitutto faceva risparmiare sul lavoro dell’oste.
L’idea è stata ripresa durante la recente epidemia di Covid, quando i “tabernacoli del vino” sono tornati a diffondersi e molti altri si sono aggiunti a quelli storici. Anch'io ho pensato più volte di farmi una bella buchetta del vino nel muro di casa ...

Stiamo parlando di un argomento che si è affermato fortemente, negli ultimi anni, nell'immaginario della città di Firenze, con migliaia di visitatori che ogni giorno ricevono i loro bicchieri da una mano che sbuca da qualche finestrella. Ma cosa ci incuriosisce così tanto di quella circostanza, di quella situazione gestuale?
Perché le bucchette del vino ci affascinano e ne sorridiamo come fosse un gioco infantile? vi è un simbolismo, una psicologia di profondità, una specifica archetipicità?

Buchetta in via della Spada


Non è la prima volta che riparto da affermazioni di eccentrici ed esoteristi, poeti e romanzieri (figure lontane da una consona ricerca storica, quanto talvolta incredibilmente sensibili alle "matrici essenziali") per indagare soggetti il cui appeal mi risulta obiettivamente sfuggente. Questo sebbene, generalmente, loro stessi siano i primi a fraintendere le proprie intuizioni. Quindi, ragionando "per assurdo" e con la solita pseudo-prudenza, parlerò anche di quei Loro - le misteriose entità a cui accennava la spettatrice dei miei documentati.

Porte, finestrelle e passaggini hanno evidentemente la capacità di suscitare una sinistra simpatia. Essi richiamano l’esistenza di entità, oggetti, tesori, traffici, ma anche creature che fanno parte di un “mondo piccolo” e quindi sfuggente. Le piccole porte suggeriscono la possibilità di un cambio di stato, atto al passaggio, che può essere ottenuto solo tramite un incantesimo. Ma soprattutto, appunto, l'esistenza di esseri speciali, di ridotte dimensioni. Allora il riferimento alchemico - all’Homunculus o al Lapis Lazul, o anche alla criso-fauna - prende un senso peculiare, proprio nella coincidenza tra "persona piccola" e tesoro animato.

Il prezioso-vivente è in questo caso collegato al vino, e dunque dal fiasco, a misura del quale le buchette furono pensate e realizzate. Sul fiasco potremmo dire molto di pertinente, forse anche di più che sugli gnomi, imboccando un sentiero folklorico e al contempo psicanalitico; ma ci serve ora sottolineare come, questa presenza, possa affascinare un contemporaneo, ancor più straniero, per la sua forma strana e desueta, per alcune caratteristiche della sua fattezza e bendatura.
In un certo senso, la buchetta svela l’anima del fiasco, il cui spirito è il vino stesso.
Al contempo, sembra indicarci una prospettiva ontologica attinente alla sua fidatezza. 


Il Latini con le sue buchette in via de' Palchetti


Dietro il fiasco si cela l’archetipo dello gnomus?
Per quanto ciò possa incuriosirci, rischiamo d’intraprendere un sentiero sin troppo fiabesco che può allontanarci da aspetti essenziali-funzionali generali.
Proviamo dunque ad ampliare il campo, facendo un passo indietro e applicando uno sguardo più ampio. Constatiamo dunque che in città esistono diversi tipi di strane piccole aperture.

Tralasciando sportelli del gas e tombini (questi hanno senz'altro una loro storia e una loro poetica, e chissà che un giorno qualcuno non ci faccia un libro sopra) esistono le finestrelle che si trovano spesso ai lati dei tabernacoli, come una in via del Sole o un'altra in via della Vigna Nuova. Troviamo inoltre le buche per l'elemosina, spesso particolarmente elaborate come quella di San Martino. Ed anche le buche per le lettere, alcune d'antica e bella fattura; vi sono poi le grate dei seminterrati dei condomini, delle chiese e dei conventi ... ma anche casi molto particolari, come quello delle “finestre de’ bambini” che si trovano lungo Borgo San Frediano o Borgo Santa Croce ...

In tutti questi casi è esposta la possibilità di misurata interazione, ma anche filtro e distanziamento, tra l’esterno e quella dimensione ulteriore alla strada, relativa agli interni, privata, signorile e spesso nobiliare. Un mondo per certi versi misterioso e incomprensibile a chi ne è escluso, quindi all'uomo della strada, al povero o a molti popolani. Un mondo che prende un ché di magico quando si tinge di sacro o di di-vino, come nel caso dei tabernacoli più sofisticati o, appunto, dei “tabernacoli del vino”.

Questa dimensione ulteriore mi piacerebbe - per mia indole, s’intenda - ricondurla a qualcosa che è proprio del vino stesso. E a pensarci, la prospettiva dionisiaca viene spesso a mancare nella “chiacchiera” intorno alle buchette, mentre essa ha certamente un ruolo nella giocosità del loro fascino; tenendo conto, oltre tutto, che chi si recava ai “tabernacoli” andava cercando vino, e sappiamo quanto gli avventori possano desiderare l’ebbrezza, l’apertura a orizzonti ulteriori.
Ma credo in fondo che, a proposito di buchette fiorentine, gli orizzonti di questa dimensione siano ben più terreni.

Sportellino a lato del tabernacolo in via del Sole

Sappiamo che l’avventore interagiva con la sola mano del venditore, «senza mediazione dell’oste». E quella mano, forte di una specifica espressività (come in araldica, nel simbolismo massonico, ma anche in certa cultura pop) si applicava ai misteri propri di un mondo privato e signorile.

A Firenze, dove è impossibile non parlare di “Medici & Co.”, celebriamo da tempo l'idea di una città dominata da segreti nuclei di potere. Parteciparvi direttamente, per l'uomo di strada, è impossibile. Cosa avviene nelle segrete stanze oltre porticine e finestrelle?
Solo una “presenza sottile” può compiere il passo, superando il limite, finestra o oblò dal quale "penetra la luce solstiziale"; e quindi il piccolo essere, il cagots o "fratello sconosciuto", prezioso e mostro al contempo, fine e personificazione di un sospetto ultimo e forse definitivo.
Altresì, per chi è destinato a star fuori, vi è solo il pegno del fiasco, tesoro animato e passepartout per quell’aldilà enosofico che è pertinente alla sola anima.

Penso in fondo che queste buchette ci parlino, in modo ancora fosco e in parte inevaso, di una città riservata e di una realtà chiusa, in cui i soliti signori e magnati trovarono il modo più semplice, meno compromettente ma anche meno simpatico per far soldi, offrendo un bene abbondante quanto primario con modalità tutt’altro che fraterne.
Aggiungo inoltre che Dioniso mostra spesso il sorriso nascondendo l’oscurità, l’ombra che porta inevitabilmente con sé.

E ben venga allora il turismo, ma quello vero di chi sa ospitare, far due chiacchiere autentiche, stabilire legami umani pur elargendo un servizio. Meno male, insomma, che oggi abbiamo osti e osterie.

LP
Fiorendipità
ogni primo Marte-dì del mese


Buchetta riadattata a campanelliera


Buchetta riadattat per la gelateria in via de' bardi