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Giorni fa a Firenze, all’angolo tra via Curtatone e Lungarno Vespucci, ho visto passare una famiglia nordeuropea, olandesi o forse danesi, genitori e tre figli. Si affrettavano in direzione della stazione di Santa Maria Novella trascinando molti bagagli. Il padre, alto due metri, con zaino e trolley; la madre, idem; la bambina spingeva con veemenza una grossa valigia a quattro ruote e pure i bimbi più piccoli avevano i loro zaini.
Per un istante, mentre il sole scolpiva di taglio questi personaggi, m’è sembrata una scena dai riverberi antichissimi e mi sono chiesto: cosa è cambiato nel profondo, dai tempi dei popoli delle steppe, dei nomadi e dei navigatori, dei longobardi e dei vichinghi? Questa gente fa quello che ha sempre fatto perché ce l’ha nel sangue. Oggi il turismo ha un ruolo primario nel nostro essere nel mondo; ma la “moda” proietta un'ombra che s'intreccia ad esigenze ancestrali: si tratta della simulazione di una migrazione.
Coesione. Organizzazione. Colonizzazione. Piccoli gruppi, famiglie, clan, gens, rapiti da una sorta di fibrillazione, alle prese con spostamenti coordinati. Lasciare indietro il passato con il suo paesaggio. Conoscerne di nuovi, farsi assorbire quanto serve. Questo istinto è anche in noialtri, sebbene valga meno che per altri popoli. Possiamo riconoscerlo, orientarlo … Ma c’è un paesaggio che cattura più tanti altri: quello etrusco. Ho scritto a lungo su questo soggetto, in un magma di scritti pubblicati qua e là negli ultimi anni (1).
Tra le tante concettualizzazioni, ho definito questo paesaggio come custodente. Le unità mondali del paesaggio etrusco tendono a trattenere in un circuito capace d’integrare e rigenerare. Il nostro paesaggio è un luogo d'approdo, una perenne "terra promessa". Molti di quelli che sono giunti in Etruria hanno provato il desiderio di rimanere. Lìdi, Rasna, Goti, Longobardi, fino alle suggestioni provate dai visitatori contemporanei. Dalle arche aramee delle leggende più antiche agli aerei della modernità.
Penso che in fondo siamo cittadini (paesàni) dei nostri paesaggi, che eredità ed ereditarietà sono importanti ma non meno decisivo è quel senso di fusione e appartenenza che si radica dalla nascita attraverso un circuito di sguardi. Noi riflettiamo i nostri paesaggi e l'abitatore del paesaggio etrusco, in questo senso, è un caso sostanzialmente stanziale. Nell’Etrusco il carattere del viaggio ha una genesi specifica, nasce dal superamento dell’inelusione, dall’apertura, dall'eviscerazione del custodente. Si arriva al viaggio, alla migrazione, alla conquista attraverso una complessità peculiare (2).
Ma di base, appunto, l’Etrusco è stanziale così come il suo paesaggio è proteggente. E quindi, dove voglio arrivare? Voglio forse dire che il nostro desiderio di turismo è in buona parte indotto, assorbito ed ereditato da una cultura dominante, prevalentemente nordica e anglosassone? (quella dei "vichinghi" suddetti ...)
Può darsi che sia così, ma il "desiderio di viaggio" non coincide necessariamente con il "desiderio di turismo", e preferisco interrogarmi sul modo in cui possiamo arrivare a una nostra esistenziale "simulazione di migrazione". Il famoso detto “i fiorentini non si schiodano da Firenze”, che ha molti riscontri oggettivi, ci invita a riconoscere il valore - e talvolta i caratteri eccezionali - del nostro rinnovabile schiodarci.
… Pensieri complessi, ma in fondo così candidi, d'un fiorentino che ogni anno subisce l’urto del turismo cercando di farci qualcosa di buono.
Se poi penso alla mia attività, nella quale il commercio di libri ha ancora un ruolo decisivo, allora posso dire che ultimamente i viaggiatori contribuiscono non poco - perché i nostri titoli in inglese stanno vendendo più di quelli in italiano.
Questa gente ama far circuitare la propria anima nelle nostre unità mondali: questa gente ama i nostri paesaggi. E presto nei bookshop ci sarà anche un libro sui vikings - che vennero in Toscana nell'VIII secolo - già disponibile da qualche tempo su Amazon in formato pod. Confidando ancora in un estate di lettura e di lettori (readers).
E buon paesaggio a tutti.
LP
Fiorendipità
ogni primo Marte-dì del mese
1) Soprattutto Il Fattore E, ricerche sul paesaggio etrusco, Press & Archeos, Firenze 2019 ma anche articolo In cerca di iconemi del paesaggio etrusco, 2024.
2) Anni fa ho tentato un analisi archeologico-esistenziale della colonizzazione della Val Padana da parte degli antichi Rasna/Etruschi. Orizzonti etruschi in Val Padana. Il paesaggio dei Rasna come metafora viva ed esistenziale, Press & Archeos, Firenze 2021