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Ultimamente mi è capitato di riflettere in modo più lucido su certe ipotesi/fantasie archeologiche nelle quali mi sono imbattuto nel corso degli anni, attinenti a passaggi/corridoi sotterranei immancabilmente occulti, perduti o segreti, comunque misteriosi.
In tempi recenti ho ricordato una di queste fantasie in un articolo che ha suscitato interesse e approfondimenti - tanto che la leggenda è stata confutata svelando qualche realtà.
Ma di “storie di cunicoli” e di sotterranei segreti ce ne sono molte, a Firenze e ovunque. Dopo vent’anni passati a editare documentari e libri di storia, potrei elencare decine di casi!
I cunicoli misterici di Firenze
A Firenze alcuni di questi corridoi sotterranei coinvolgerebbero luoghi come Palazzo Vecchio, Bargello, Orsanmichele, Santa Croce, Santa Maria Novella, Arte della Lana, Arte della Seta e altri palazzi in cui potentati diversi ebbero sede, tutti bisognosi di collegamenti segreti per i loro traffici, riunioni e, a dir di alcuni, ritualità.
Altri casi riguardano passaggi prettamente attinenti alla fuga di personaggi storici o al nascondimento di tesori, come quello mediceo conducente alla Fortezza di Bellosguardo o quello usato da Gualtieri di Brienne per andarsene con la “sua” Sindone.
Esisterebbe poi, anche a Firenze, la rete dei cunicoli dei cavalieri templari - che come sappiamo erano un po’ ovunque e chiunque, e che pare scavassero senza sosta. A Firenze i luoghi templari o neo-templari sono “non pochi” e in ognuno di essi potremmo riscontrare la fantasia di un ambiente sotterraneo.
L’unico luogo in cui i templari ebbero certamente una magione è la chiesa de’ cancelli in via Faenza: da qui partirebbero cunicoli destinati in altri luoghi, anche notevolmente distanti.
A questo contesto fantastico è ascrivibile un passaggio segreto al Lungarno del Tempio, nei pressi della Torre della Zecca, perché Tempio starebbe per templari … pare infatti che il toponimo possa riguardare la prima sede dell'ordine (1). In quella zona i cavalieri avrebbero avuto la loro pescaia, poiché la Regola imponeva di mangiare pesce, ecc. … comunque vada, non comincerò a "parlare di templari".
Il corridoio sotterraneo che passa sotto l’Arno partendo dalla Torre della Zecca, realmente esistente e di cui si vocifera con sempre maggiore curiosità, è di costituzione ottocentesca.
In sintesi, possiamo riscontrare una certa suggestione a proposito del sistema fognario originario fiorentino, dei suoi numerosi collegamenti a chiese e luoghi di potere, del suo ricalcare le antiche strade della città medievale e persino romana.
Fogne a parte, di molti “corridoi misterici”, ammesso sia esistito più di ben poco, potrebbe non essere rimasto molto.
Cunicoli, cripte, piccoli tunnel, passaggi segreti … dopo guerre e alluvioni, dopo sovvertimenti edilizi, necessità di adattamenti strutturali, sanitari ma soprattutto catastali, saranno stati riempiti o murati, divenendo l’albergo di topi e insetti. Altri saranno comunque franati, restando irraggiungibili o inavvicinabili, comunque marci e malsani. Non luoghi idonei a certi miei amici indagatori-del-mistero, che in passato hanno parlato di sotterranei d’ogni genere, seduti nei loro comodi salotti.
Tuttavia, qualcosa spinge a capirci qualcosa di più, almeno sulla fantasia in quanto tale, e chissà, sugli amici degli amici.
Archeologia da salotto?
Al di là dell'ironia possibile, è indubbio che una sana fiorendipità comporti l’incontro, se non la genesi originale (2) di fantasie attinenti a corridoi sotterranei.
Se poi avete a che fare con quello strato intellettuale della società fiorentina che guarda alle istituzioni esoteriche, attraverso la lente fascinosa ma talvolta distorta di un medioevo romantico e “révolutionnaire”, allora sarà ancor più facile sentir parlare non solo di cunicoli ma anche di cripte, logge, gilde, misteri, segreti, tesori più o meno iniziatici.
Comunque sia, a parte Loro, le leggende (o meglio le curiosità) esistono, ed esisterà senz’altro anche qualche corridoio sotterraneo.
Perchè ci affascinano così tanto, e perchè proprio in certi luoghi precisi?
Ma andiamo, - penserà il lettore - fantasie di passaggi sotterranei ce ne sono in tutto il mondo! Ed è comprensibile che alcuni animi romantici ne ipotizzino nuove esistenze, poiché si tratta d’immagini archetipiche. L’uomo scava per nascondersi e nascondere, collegare e collegarsi … da decine di migliaia di anni.
Eppure queste fantasie sono tanto diffuse, e capaci di "rapire" i loro promulgatori tanto intensamente, da pensare che applicare un po’ di psicologia possa essere utile alla ricerca stessa.
Ma non provate a cercare su google qualcosa come «paranoia da passaggi sotterranei», perché le pagine web degli indagatori-del-mistero sono molte di più, molto più intecciate e coerenti, insomma: il mistero sovrasta la realtà quanto l’antropologia.
Ora, io non starò qui a sostenere che chi “cerca cunicoli” vorrebbe rientrare nel grembo della madre Terra, o cose simili. Del resto, non trovo nemmeno che ci sia niente di così strano o sbagliato nel puntare al Grembo. Ma chi parla ad esempio di “corridoi templari”, è mai andato realmente a cercarne uno? E si è mai realmente interrogato sul Grembo al di fuori di un simbolismo scolastico - più che tradizionale?
O si tratta semplicemente di “archeologia da salotto”?
Penso che sarebbe utile contestualizzare quanto e come fantasie del genere suddetto possano avere ruolo nelle relazioni intellettuali, nonché nelle paranoie di individui e gruppi sociali. E forse, anche in questo senso, avremmo da lavorare su Firenze in modo specifico e originale.
Paranoie da maestri
C’è stata un’epoca in cui una scoperta archeologica anche molto specifica e locale, talvolta solo un’intuizione puramente intellettiva, poteva acquisire un notevole peso strategico nel mondo dei ricercatori, delle guide turistiche e non, dei cattedratici e dei loro assistenti, dei vari guru e dei loro adepti, followers, iniziati.
È stata senza dubbio un’epoca spassosa, in cui si creavano situazioni intriganti e romantiche che solo talvolta debordavano in circostanze sinistre. Salvo qualche delirio settario, locale e specifico, si trattava in fondo di semplici, curiose “guerre di ricerca”. Di giochi fondati su informazioni presunte e talvolta improbabili. Di sopralluoghi visionari se non alticci. Di missioni da giovani marmotte e di segreti pateticamente criptati.
Oggi il mondo ha preso una direzione tale da non poter più considerare tutto questo con la medesima serietà e prudenza - salvo forse nell’abisso della new-age e del complottismo, ma generalmente per il tempo di uno short su youtube.
In pochi sono rimasti a contendersi (o inventare) gli ultimi segreti archeologico-iniziatici. E, generalmente, queste persone non sono consapevoli di quanto siano realmente sole nel loro percorso.
Eppure di ricercatori romantici, perduti e visionari ce ne sono ancora. A volte penso di essere uno di questi, comunque di esserlo stato. Ma appunto, appena realizzo questa possibilità, si attiva un paradosso che resètta ogni paranoia ... salvaguardando l’azione realistica. Forse.
Esistono dei periodi in cui entro ed esco da un certo “flusso” con maggiore frequenza, con la pretesa di sentirmi strategico innanzi a me stesso.
Credo che in certi casi sia proprio la paranoia a guidare la ricerca: lo sviluppo “di un delirio coerente che evolve lentamente lasciando integre le funzioni psichiche». Questa cronicizzazione permette ancora di avere l’impressione che qualcuno “nasconde qualcosa”, “trattiene i suoi segreti”, o “vorrebbe sapere ma non sa”, o “sa ma non dice”, o “vorrebbe appropriarsi delle mie ricerche” …
In pratica, la paranoia permette di non sentirsi soli e quindi di percepire la propria ricerca come realisticamente fondata, ben collocata nel mondo, o meglio in un mondo (3). Questo mondo ha senz’altro un corrispettivo psicologico personale.
La mia impressione è anzitutto che i passaggi sotterranei siano delle sorta di concetti-ponte. Noi stiamo cercando di collegare qualcosa, perché altresì qualcos’altro si è scollegato - un legame (si) è rotto.
Per capire i valori e le funzionalità di questo collegamento, possiamo guardare con attenzione a cosa si trova ai due capi del passaggio, a dove siamo e quando siamo, tenendo sempre presente la possibilità di una certa transitività simbolica.
Al contempo luoghi, personaggi, credi, associazioni, ideologie, confraternite, sono forse maschere di un desidero d’accesso più ampio e fondamentale. Quanto queste caratterizzazioni e collegamenti possono influire su tale fondamento? Dobbiamo comunque chiederci chi è la persona che sta sostenendo quella certa fantasia, quale uso fa di essa e di sé stesso, non solo in un sistema realistico-sociale ma anche nell’ambito di un sistema di rimozioni. E dobbiamo chiederci chi siamo noi, se da quella fantasia siamo colti, affascinati, e ci ritroviamo persino a promulgarla.
Non si tratta, in fondo, di domande particolarmente pesanti o impossibili; non credo serva lo psicanalista, ecco.
Infine, dopo tutto, potremmo tentare un ritorno alla storia; dopo aver posto analogie che potrebbero rivelare qualche insight. Ma parliamo già d'un altro livello d'elaborazione, d'una questione ulteriore: non sto scrivendo per esporre un metodo. Sarei il più pazzo di tutti, o potrei essere sulla buona strada per diventarlo (3).
Un’interpretazione
Tornando ai sotterranei, penso - o meglio intuisco - che in fondo queste fantasie vogliano condurci a una sorta di smarrimento essenziale, a una "terrigna smaterializzazione". In tal senso non cambia molto che quella terra abbia connotazioni sacrali diverse: santa o maledetta, etrusca o micaelica, identitaria o d’appartenenza. L’attrazione per essa avrebbe a che fare con la basica manifestazione d'un desiderio di morte, talvolta coperto da ritualità o sofisticate perversioni.
L’alternativa alla smaterializzazione, come a ciò che la scongiura, sta forse nella la fantasia della fuga, quindi del corridoio sotterraneo capace di portare fuori dalla città o del fortilizio. Caratteristico dell’immaginario medievale e non solo, ne abbiamo alcuni casi, come detto, anche a Firenze.
La fuga potrebbe essere comunque ricondotta a una dinamica di rimozione, oltre che richiamare l’idea di un collegamento concettuale con altri luoghi, figure, potenze in atto.
In pratica, se per esempio immaginiamo un corridoio che collega un palazzo di potere a una magione templare, e qualcuno (con qualcosa) che sta fuggendo da lì … non escluderei che ciò che si dà come "templare" stia velando qualcosa di ulteriore o persino indicibile. Che insomma, ciò che è "templare" serva a rimuovere.
Le sopra-logge
Giocando con le analogie, potrei notare l’esistenza di una fantasia opposta all’immaginario del sotterraneo: quella della soffitta o meglio del sottotetto, dei piani alti, delle “sovra-logge”. In effetti in città come Firenze esistono fantasie misteriose anche su luoghi del genere.
Si pensi ai piani superiori di Orsanmichele, dove “non vi fu mai il grano”, ma secondo alcuni si ritrovavano le confraternite delle corporazioni pe rle loro iniziazioni; o al sottotetto della Loggia dei Lanzi, dove languirono miliziani tedeschi e reperti etruschi; o all’“alberghetto” nella torre di Palazzo Vecchio, dove Cosimo e Savonarola meditarono in attesa di giudizio; o ancor più alla loggia del Mercato Nuovo, che ha ospitato vari archivi e senz’altro qualcosa di più; visitabile in rare occasioni, vi si accede da una porticciola su un pilastro laterale nei pressi del Porcellino.
Qui lo scrittore Alessio Marzini ha ambientato alcune scene del suo romanzo Il Tesoro di Firenze; quando padre Ilario incontra il perfido Gerardo Malatesta, capitano dei Fanti delle Corporazioni che lì hanno sede. Ne verrà fuori una chiamata a duello, la sfida finale per il protagonista.
La sovra-loggia è il luogo in cui quella stessa potenza che riusciva ad esaurirsi nel sotterraneo, reintegrandosi alla terra, trova ora una sua acutizzazione languendo in un progetto irrealizzato, rischiando di rimanere imprigionata in un "possibile che resta tale". È talvolta una potenza che divora e logora sé stessa, senza altri sbocchi se non il cielo, il quale, solo nel migliore dei casi, si fa sinonimo di spiritualità.
Si tratta comunque di una potenza che resta a disposizione di un fantasma destinàle, caricandosi di qualche negatività, in attesa fantasiosa del momento opportuno per realizzarsi.
Ho forse compiuto un ciclo di concettualizzazioni ritrovandomi al punto di partenza, caricando di parole alcuni connotati energetici di relativa evidenza e diffusione. Queste sovrastrutture danno comunque l’idea di una direzione. E di una potenza che, premendo nella direzione della terra o implodendo verso l'alto, cerca una risposta a un disagio fondamentale.
È interessante a tal proposito seguire il lavoro degli scrittori, come appunto Marzini. Talvolta “di popolo”, semplici narratori macchiaioli dell’anima della città - ma capaci per questo di intercettare prospettive sottili e calzanti.
Penso infine, non a caso, a un vecchio libro di Franco Cuomo, che ha per protagonista il cavaliere Galgano di Chiusdino, il cui titolo azzeccatissimo è “I Sotterranei del cielo”.
Quale metafora migliore per dare un’idea della direzione dell’iniziazione, e al contempo mandarne in crisi il concetto, delineando una sorta di sovra-loggia mentale di cui si rischia di rimanere prigionieri per sempre.
LP
Fiorendipità
ogni primo Marte-dì del mese
1) Come ricercatore, sono comunque convinto che nella zona di Santa Croce esistesse una casa templare, viste alcune fonti che danno, indirettamente, un’idea del contesto.
2) È indubbiamente capitato anche a me, quando ho cercato di raccogliere le suggestioni di una Firenze “infera” corrispondente al quartiere dantesco, valutando la presenza di un certo pozzo, di un canale fognario e di una Stufa. Si trattava di una fantasia dichiaratamente psicologica, attivata lucidamente per capire qualcosa di più delle fantasie stesse, per ragionare per assurdo insomma: una fantasia cavia, creata ad hoc e accoppiata a certi argomenti immacolati.
3) Chi è chi leggerà questo articolo, e cosa sto cercando di collegare io?
4) Purtroppo, ripeto, molto spesso non è realmente così. E se per caso lo è, a pensarci non c’è poi così tanto di interessante, se non la possibilità di relazionarsi a qualcuno che è più paranoico di noi o, talvolta, semplicemente molto ingenuo.
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